Emiliano De Bianchi, Sport and Fitness Manager
Emiliano De Bianchi, Contatti
Notizia 05/12/2020

SPUNTI DI UN FUTURO GIA' PASSATO - di Diego Cristaldi





Uno spunto per il futuro, ormai passato, dell’offerta fitness nel presente.


Si parla sempre più spesso di salute quando questa viene a mancare; quindi immagino quanto possa essere ripetitivo e magari noioso, sentirsi di nuovo raccontare la storiella dell’attività fisica che previene tanti stati patologici, del fitness componente fondamentale del wellness, base della prevenzione sanitaria che nel centro sportivo mio cugino comprò…

Ma poi venne il covid... e tutti si sono sentiti nel diritto di dire la propria, soprattutto nel settore dell’offerta sportiva, di rimarcare la propria posizione e la propria importanza in un sistema socioeconomico, quello italiano, quello occidentale, delle democrazie ricche ed opulente, che danno al pianeta intero il 30 per 100 della popolazione obesa o fuori peso.
Chi lavora nello sport, o meglio lavorava, evidenzia con forza quanto il covid 19 faccia strage nella popolazione più debole, quella delle pluripatologie, dell’età avanzata, quasi sempre avanzata male! Tutto giusto, se non fosse che secondo il mio modestissimo parere, proprio come ho aperto questo articolo, in piena emergenza pandemica parlare di prevenzione e salute è diventato qualcosa di ossessivo, che sarebbe stato opportuno affrontare prima, a mente fredda, ed i cui temi più importanti dovrebbero essere comunque tenuti bene in considerazioni anche in momenti meno critici di quello attuale, ove l’intervento non può essere che emergenziale.
Voglio mettere la lente di ingrandimento su un’utenza che nelle palestre, nelle piscine e nei centri sportivi è purtroppo minoritaria, non solo per numero, ma anche per metodologie e strategie di approccio allo sport da parte degli addetti ai lavori. In parole povere, se cercate un colpevole del fatto che gli anziani nel nostro paese invecchino male, facciano poco sport, e quindi alle problematiche dell’età accumulano quelle della sedentarietà, cari colleghi trainers non dobbiamo far altro che guardarci allo specchio (sono anni che volevo dire questa frase, come “V per Vendetta”!). Certo, la colpa non è proprio tutta nostra.
Gli stereotipi dominanti, legati all’attività fisica, confusa a sua volta con lo sport di prestazione, sono quelli di ragazze e ragazzi muscolatissimi, ipercinetici, concentrati in sforzi submassimali in allenamenti misti, all’insegno dell’ “oggi mi rompo il boiler” e “domani mi faccio un boiler così”.
Ci siamo fatti accalappiare da fabbricanti di istruttori, da ideatori di format, esperti nel marketing emozionale, piazzisti di scarpe ed indumenti sportivi, che hanno ideato sistemi di allenamento con nomi non proprio rassicuranti, che si rivolgono alla massa dei fruitori dei mass media e dei social media, i più giovani, più attivi e più focalizzati all’estetica fisica e del boiler in particolare!
Gli anziani del presente erano i giovani del passato, e se sono stati restii a praticare lo sport nei loro anni di migliore efficienza fisica, vorrei capire per quale motivo dovrebbero cambiare atteggiamento ora, che l’offerta fitness dei suddetti format porta addirittura gli stessi istruttori, con certificazioni che sembrano prove di ammissione nei navy seals, a confondere il proprio ruolo di docenti con quello di atleti?
Mi sembra quindi ovvio che dobbiamo rimboccarci le maniche della canotta, mettere in campo tutto il nostro sapere tecnico e la nostra sensibilità di formatori e ideare delle strategie di approccio agli utenti più anziani.
Ci dobbiamo inoltre mettere in testa, sempre partendo dal dato assiomatico prima esposto, che cioè gli anziani sono stati prima giovani, che ‘sta storiella che tecniche sportive atte a incrementare la forza (vedi i weightlifting o il powerlifting) siano idonee e somministrabili per tutti è una cagata pazzesca (anche questa è una frase che volevo dire da tanto, chissà se riceverò applausi come il buon ragionier Fantozzi)!
Somministrare esercizi di forza è ormai scientificamente provato che ha un effetto terapeutico, e non dobbiamo per forza (chiedo venia per il gioco di parole) cercare di farlo con gestualità che appartengono a sport di alta complessità motoria e prestativa.
Ci siamo fatti talmente tanto confortare dagli stereotipi e dai luoghi comuni, che siamo arrivati a prevedere per i nostri allievi solo corsi di ginnastica dolce, con proposte che mirano esclusivamente al mantenimento della mobilità. Dobbiamo offrire agli ultrasessantenni un panorama di gestualità motorie, che facendo riferimento alle metodiche del funzionale, inteso come allenamento mirante al potenziamento della funzione motoria, porgano a questi utenti metodiche di espressione della forza adattate alle loro esigenze.
Come è una falsa convinzione che dallo spazio si veda la muraglia cinese o la barriera corallina australiana, altrettanto mendace è la convinzione che si possa curare la postura o contenere l’osteoporosi con attività in acqua (e ve lo dice un allenatore di nuoto!). Certo che avere un sistema cardio circolatorio efficiente, e quindi magari lavorare sul vo2max, fa alzare l’aspettativa di vita, ma non mette al riparo un individuo da cadute e altri eventi traumatici fortemente lesivi della sua indipendenza se non addirittura della sua sopravvivenza.
Il muscolo scheletrico, l’organo massimamente rappresentato nell’organismo umano, è capace di produrre più di 300 “miochine” (ad oggi tante ne sono state identificate), specifiche molecole proteiche fondamentali nella regolazione neuroendocrina-immunitaria di tutto l’organismo. La sarcopenia (la perdita di tessuto muscolare) a cui si va incontro con l’andare degli anni, deve essere contrastata, e gli esercizi di forza sono l’unico ed efficiente metodo di antitesi a tale degenerazione.
A tutto ciò va aggiunto il concetto di dynapenia, cioè di perdita di forza.
Bisogna tenere ben presente che la forza è un qualcosa che ha attinenza, non solo con la massa muscolare, ma anche con il sistema nervoso. Anche quest’ultimo va incontro ad una sua forma di deterioramento con gli anni, ed è superiore in termini percentuali rispetto alla sarcopenia. In pratica un individuo può perdere una data percentuale di muscolo, ma la forza che va a perdere, se non l’ha mai stimolata, può essere in proporzione molto superiore. Gli effetti più drammatici sono quelli evidenti di persone non più in grado di fare con disinvoltura le scale, l’incapacità di sedersi ed alzarsi autonomamente, fino al bisogno di ausili per la deambulazione.
A tutte queste considerazioni, si sommano ragioni di convenienza economica, che offre un innegabole, primo, enorme guadagno già soltanto per il sistema sanitario: ogni giorno che si tiene lontano una persona dai medici sono soldi risparmiati.
Altro introito importante si avrebbe per il settore sportivo, che vedrebbe dei nuovi frequentatori delle proprie strutture, con i trainer che dovrebbero mettersi a disposizioni di utenti particolarmente bisognosi di assistenza...che ne dite?
Vale la pena impegnarsi in un nuovo posizionamento nel mercato del fitness?
Mi piacerebbe approfondire con chiunque volesse gli argomenti che ho preso in considerazione qui sopra...mi potete contattare alla mail presente qui nel sito.
WHAT IS PAST IS PROLOGUE



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